PER MEDITARE
IL SACERDOTE E LA SFIDA
EDUCATIVA
Don Nicolò Anselmi - Direttore del Servizio Nazionale di Pastorale
giovanile
In questi tempi si parla molto di educazione; se ne parla molto negli ambienti
ecclesiali, da quando il Papa ha coniato l’espressione”emergenza educativa”, ed
ancor più da quando i vescovi italiani hanno scelto di darsi, per il prossimo
decennio, degli Orientamenti pastorali dal titolo “Educare alla vita buona del
Vangelo”. Spesso, nei documenti e nei discorsi, i sacerdoti vengono inseriti
nelle liste degli “educatori” insieme ai genitori, agli insegnanti, agli
allenatori, ai catechisti, agli educatori propriamente detti. In che senso è in
che modo un sacerdote è un educatore?
Provo a rispondere alla
domanda ripensando alla mia vita; sono molti i sacerdoti che hanno collaborato
alla mia educazione.
Alcuni mi hanno educato “da lontano” attraverso la loro testimonianza, il loro
comportamento, il loro modo di vivere; nella vita di molti preti e vescovi con
in quali sono stato a contatto ho colto la loro intimità con Dio, il loro aver
fatto del Vangelo il proprio modo di vivere; in molti casi sono stato
affascinato dalla verità delle loro considerazioni, dal loro modo di celebrare
la S. Messa.Questo aspetto della testimonianza credo sia importante per un
sacerdote; sono molte le persone che, in un certo senso, osservano i preti “da
lontano”, che , purtroppo per i più vari motivi, non hanno la possibilità di
avvicinare in modo profondo un sacerdote; credo che anche per Gesù sia stato
così: le folle avevano un rapporto diverso con lui da quello di Pietro, Giacomo
e Giovanni.
Altri
sacerdoti mi hanno educato permettendomi di vivere situazioni che mi hanno fatto
crescere; i miei parroci, i miei assistenti scout, con il loro impegno mi hanno
permesso di vivere all’interno di comunità cristiane vive, a contatto con
persone che mi hanno donato tanto. Sono convinto che un sacerdote abbia fra i
suoi compiti principali, quello di costruire la chiesa, una comunità in cui sai
possibile incontrare il Signore vivo, risorto.
Alcuni
sacerdoti mi hanno educato attraverso rapporti personali stretti, intensi,
profondi; in primo luogo penso ai miei padri spirituali, sacerdoti che mi hanno
seguito passo dopo passo nella mia crescita; sono un dono inestimabile; sono
certo che hanno pregato per me, hanno sofferto per me; essere un padre
spirituale non vuol dire semplicemente dare buoni e saggi consigli; è camminare
insieme, sulla strada di Emmaus, è morire per amore di chi il Signore ci ha
affidato.
Quando penso ai
rapporti personali stretti e profondo penso anche ai confratelli con i quali il
Signore mi ha chiamato a percorrere tratti significativi di strada: i miei
parroci, i preti con cui ho condiviso il ministero; non credo riuscirei a
svolgere un servizio nella chiesa da solo, è troppo bello arricchente, gioioso e
fecondo farlo insieme ad altri. Anche i miei compagni di ordinazione, con i
quali ci incontriamo frequentemente, sono un dono che Dio mi ha fatto e che
sento di non dover trascurare.
Fra i preti che mi
hanno educato in modo intenso, vorrei indicare anche alcuni sacerdoti che per
vari motivi sono oggi miei carissimi amici, fratelli per i quali darei la vita;
con loro ho vissuto esperienze indimenticabili, ci siamo aperti reciprocamente
il cuore, nella gioia e nella sofferenza, spesso anche nel sacramento della
Riconciliazione.
Dalla mia
esperienza vissuta ho cercato di trarre le caratteristiche di un sacerdote
educatore: testimone della sua amicizia con Dio, costruttore di comunità,
accompagnatore spirituale, maestro di vita, fratello che porta la croce con te.
Sento che il grande
educatore è Dio Padre. Ogni sacerdote deve prima di tutto lasciarsi educare da
Lui, imparare a conoscere lo stile di Dio e a riconoscere la sua volontà; solo
così può essere utile alle persone alle quali è stato mandato e può invitarli a
lasciarsi educare da Dio…perché il sacerdote lo ha fatto per primo e ne ha
sperimentato la gioia.