PER MEDITARE

  


IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE

di Mons. Giovanni Carrù

 

 

Il  tempo della Quaresima insieme a quello dell'Avvento è il tempo forte della Liturgia della Chiesa ed è tempo privilegiato per la conversione del cuore, raggiunta attraverso la preghiera e la penitenza.

C'è un aspetto della penitenza che viene a volte trascurato anche da noi sacerdoti e che, invece, è essenziale alla vita ascetica di ogni cristiano, è la dimensione del combattimento spirituale che non può mancare assolutamente sul nostro cammino sacerdotale perché, oltretutto, non potremo dare ai nostri fedeli con efficacia se non ciò che già viviamo in noi stessi. La battaglia spirituale è un esercizio continuo che. ci viene richiesto dal Vangelo e proprio nella Quaresima è importante rimettere davanti ai nostri occhi questa realtà della vita spirituale.

Il Santo Padre Benedetto XVI è tornato su questo aspetto della sequela di Cristo, in un'omelia che ha tenuto, lo scorso anno il 10 marzo 2006, nella Basilica di Santa Sabina sull'Aventino a Roma, nel mercoledì delle ceneri che segna l'inizio di questo tempo tanto speciale. In essa, dopo aver parlato del segno dell'imposizione delle ceneri, affermando che "non si tratta certo di mero ritualismo, ma di qualcosa di assai profondo, che tocca il nostro cuore", il Sommo Pontefice ha ribadito che "ogni giorno, ma particolarmente in Quaresima, il cristiano deve affrontare una lotta", una lotta questa che il Papa dice di essere simile a quella che Gesù ha sostenuto con il diavolo nel deserto, quando venne tentato mentre si trovava allo stremo delle sue forze, avendo digiunato completamente per ben quaranta giorni.

Inoltre questa stessa lotta, ci ha detto il Papa, è stata affrontata da Cristo nell'orto degli ulivi, dove alla vigilia della sua passione sudò sangue per l'indicibile intensità di questo combattimento nello sforzo di far perfettamente aderire la sua volontà umana con la volontà del Padre.

 

In fondo la lotta spirituale ha proprio lo scopo altissimo di raggiungere la conformità della nostra volontà con il volere del Signore: si tratta di fare spazio in noi per fare crescere Lui, il suo spirito,la sua grazia.

Benedetto XVI, con la chiarezza che lo caratterizza, descrivendo questo combattimento, afferma: "si tratta di una battaglia spirituale, che è diretta contro il peccato e, ultimamente, contro satana. E' una lotta che investe l’intera persona e richiede un'attenta e costante vigilanza".

Non ci viene, quindi, nascosto che un tale lotta si rivolge, in ultima analisi, anche contro satana che come ci dice san Pietro, il primo Vicario di Cristo, è come un "leone ruggente”: "siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico. il diavolo. come leone ruggente va in giro. cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede" (1 Pt 5, 8). Una parte del nostro combattimento spirituale è rivolta proprio verso questo leone ruggente, non già perché ci scontriamo frontalmente con il demonio, un ministero questo che riguarda unicamente quei sacerdoti nominati dai loro Vescovi a diventare esorcisti, ma perché dietro diverse tentazioni e prove della vita c'è anche il suo concorso e noi dobbiamo stare vigilanti per non entrare nel suo campo di azione. Qui il Pietro di allora e il Pietro di oggi ci mettono in guardia e pur senza drammatizzare ci invitano però ad una vita di santità, perché alla fine solo una vita nella grazia allontana il diavolo dalle nostre esistenze.

Questa prospettiva della vita cristiana come combattimento spirituale è propria dell'apostolo Paolo. ripresa da grandi mistici come Santa Teresa D'Avila. Paolo interpreta la sua esistenza come una battaglia continua che deve essere intrapresa da ogni cristiano e che va insegnata mediante la predicazione affinché diventi pratica quotidiana. In diverse parti delle sue lettere troviamo traccia di questo insegnamento, soprattutto nella lettera agli Efesini dove esorta: "rivestitevi dell'armatura di Dio. per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di  questo mando di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti “(Ef 6,11-12).

In questo famoso brano paolino vengono elencate le armi di cui si deve far uso per ingaggiare questa lotta e non perderla: la "cintura della verità”, la “corazza della giustizia”, lo “scudo della fede”, la “calzatura della pace”, la “spada della parola di Dio”. Teresa d’Avila nei suoi scritti ha utilizzato spesso questo linguaggio battagliero per incitare le sue figlie spirituali ad uno strenuo combattimento.

Il Carmelo, per la santa, piuttosto che essere un “giardino sigillato” è un “castello assediato”, assediato appunto dai nemici che fondamentalmente sono, nel linguaggio giovanneo, il "mondo”, la "carne” e satana.

Questa militanza spirituale si inscriva, quindi, nell'essenza stessa dei cristianesimo, dal momento che una delle azioni più tipiche di Cristo è stata proprio quella di liberarci dal male e dal maligno, sotto ogni forma si nasconda. Nel tempo della Quaresima il cristiano viene risvegliato a questa realtà, poiché in una prospettiva di vita cristiana adulta non c'è spazio per codardi, pigri e smidollati. In altre parole il peccato non è qualcosa che si possa sottovalutare, né tanto meno banalizzare, anche i peccati veniali debbono essere presi in dovuta considerazione, non già trascurati, come ci ricorda Benedetto XVI richiamandosi a Sant'Agostino, un altro grande lottatore della fede: «osserva sant'Agostino che chi vuole camminare nell’amore di Dio e nella sua misericordia non può accontentarsi di liberarsi dai peccati gravi e mortali, ma "opera la verità riconoscendo anche i peccati che si considerano meno gravi ...e viene alla luce compiendo opere degne. Anche i peccati meno gravi, se trascurati, proliferano e producono la morte”  (In lo. evang. 12,13,35).

Per evitare la proliferazione dei peccati veniali occorre tanta preghiera e vigilanza, quest'ultima appunto intesa come coscienza di una lotta continua, innanzitutto contro il nemico numero uno: il nostro amor proprio che ci causa i più grandi guai nella vita spirituale. Questo combattimento però deve essere condotto nella pace e nella piena confidenza che Dio può tutto e che noi se ci abbandoniamo a Lui ed alla Sua Divina Provvidenza sperimenteremo la Sua vittoria su ogni nemico.

Come il Papa ha sottolineato, nella stessa omelia: "lottare contro il male, contro ogni forma di egoismo e di odio, e morire a se stessi per vivere in Dio è l’itinerario ascetico che ogni discepolo di Gesù è chiamato a percorrere con umiltà e pazienza, con generosità e perseveranza". Su questo itinerario incontriamo, tutti, la Vergine Maria che vuole accompagnarci, combattere insieme a noi e per noi, comunicandoci la sua dolce fermezza verso il peccato per farci gustare la gioia della liberazione che viene a noi per mezzo di Cristo suo Figlio e nostro Signore. Non manchi perciò mai nella nostra preghiera al Signore il ricordo di Sua Madre, che dall'alto della Croce ci è stata data per vincere il nemico che sotto il suo calcagno viene sconfitto definitivamente.

 

(da L’AMICO DEL CLERO )