HOME

"PICCOLA OPERA REGINA APOSTOLORUM"

n. 1- gennaio 2006

 

PRESENTAZIONE

Cari Lettori,
con nostalgia e  riconoscenza celebriamo quest’anno il decennio dalla morte della nostra cara Fondarice, Suor Ada Taschera e del caro Mons. Luigi Recagno, Co-fondatore della Piccola Opera.
In questo numero del nostro Periodico riportiamo alcune loro meditazioni, una bella riflessione – approfondimento del carisma della PORA,  insieme a testimonianze di giovani che camminano alla sequela del Signore.
Troverete alcune immagini che presentano le diverse iniziative ( non tutte ) della passata estate a Perletto  tra cui  il 50° della Casa.
Segnalandovi la Professione Perpetua di Suor Sandra Orlandi che avverrà il 25 Febbraio, vi invitiamo a pregare per lei, per noi tutte e perché il Signore mandi nuove vocazioni alla Chiesa ed alla nostra Congregazione.
Con affetto ricordiamo tutti nella preghiera

Sr Maria Giuseppina
 

LE NOSTRE FONTI 

Mons. Luigi Recagno 

CHE SIANO PERFETTI NELL’UNITA’ 

... Nella Preghiera Sacerdotale (Gv.17), Gesù chiede per TUTTI,  e non solo per gli Apostoli, che siano una cosa sola:

“... che tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in Te ... , PERCHE’ IL MONDO CREDA CHE TU MI HAI MANDATO”.

... Ma Gesù dice anche: “... una cosa sola IN NOI”. Sembra dire: “Non ce la faranno ad essere una cosa sola fra loro, se prima non sono in NOI”. (In NOI cioè nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo).

E quando è che ciascuno di noi è in Dio?

Con la Grazia che ci fa partecipi della natura stessa di Dio. 

... Quello che colpisce ancora nella Preghiera di Gesù è lo SCOPO per cui Egli chiede con tanta insistenza una unione così estesa, così concentrata, così intensa, una unione che ha la sorgente nel vivere in Lui: PERCHE’ IL MONDO CREDA.  Perché cioè, con la nuova vita i fedeli diventino dei TESTIMONI. 

IL MISTERO DELL’OFFERTA 

Contemplando il mistero della Presentazione siamo colpiti soprattutto dalla figura di Maria.
Il suo ruolo è quello di offrire Gesù. E’ Lei che offre, è Lei che dona e la sua gioia è anche il suo grande dolore ( “...una spada ti trafiggerà l’anima” le aveva profetizzato il vecchio Simeone ).
Vi è una comunione in questo mistero di gioia e di dolore, tanto che non si sa dire se sia un mistero doloroso o gaudioso. E’ il MISTERO DELL’OFFERTA.

Maria rappresenta l’anima che si offre mentre offre Gesù e la nostra Piccola Opera, nei suoi membri, come Maria si offre a Dio Padre perché i Sacerdoti possano donare Gesù alle anime.
Vivere la presentazione è vivere la propria vita come un’offerta, come un SI’ generoso al Signore, per Maria, giorno per giorno. 

VIVERE LA PENTECOSTE 

Lo Spirito Santo è l'anima della Chiesa e come ha trasformato gli Apostoli, quando è disceso in forma prodigiosa su di loro il giorno di Pentecoste, così vuole trasformare ancora ognuno di noi purché siamo disponibili e aperti alla sua azione.
Lo Spirito Santo è disceso su Maria e gli Apostoli riuniti nel Cenacolo perché Gesù l'aveva promesso, ma questo avvenimento si è compiuto in una cornice di preghiera.
La preghiera insistente e fervorosa allo Spirito Santo è condizione indispensabile perché discenda anche sulle nostre anime e le diriga secondo la Sua Volontà.
Forse non abbiamo mai pensato che partecipando alla S. Messa riviviamo in modo misterioso ma reale i prodigi della Pentecoste ...
E questa discesa dello Spirito Santo, vuole rinnovare in noi quello che era avvenuto nel Cenacolo quando, come riportano gli Atti furono tutti pieni di Spirito Santo e comin­ciarono a parlare in altre lingue... e la folla rimase sbigottita perché ognuno li sentiva parlare nella propria lingua.

Inoltre i primi credenti, che formavano la Chiesa e avevano ricevuto il dono dello Spirito, «erano un cuor solo e un'anima sola».
Quindi preghiamo lo Spirito Santo che, dopo averci trasformati in Cristo e perché la nostra unione con Lui sia perfetta, ci riunisca tra noi nel vincolo della carità in quanto siamo tutti membra dell'unico Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa. 

(Riflessioni tratte da alcune Omelie)

 

LE NOSTRE FONTI 

Suor Ada Taschera 

LA MESSE E' MOLTA
MA
GLI OPERAI SONO POCHI
 

Fin dai tempi di Gesù gli operai per la messe erano pochi, ma ora più si va avanti e più si ha l'impressione che diventino pochi...

Tutti siamo capaci a fare considerazioni, a commentare, a deplorare il mondo in cui viviamo, così poco adatto a coltivare le vocazioni, ma sarebbe molto meglio che ciascuno di noi, anziché perdersi in vane parole, passasse ai fatti. Gesù ci ha detto « Pregate il Padrone della messe che mandi operai... ». Ed è questo che do­vremmo fare con più fervore ed insistenza, perché Dio non sa resistere a chi domanda con fede.

Vorremmo poi che tanti giovani si facessero preti, che si donassero al Signore per le anime. Ebbene, cominciamo a donarci noi a Dio con coraggio.

Ognuno può e deve “donarsi” a Dio, qualunque sia il suo stato di vita perché, in fondo, donarsi non è altro che abbandonarsi, lasciar fare al Signore, accettare tutto quello che Egli ci manda, darGli ciò che ci chiede con generosità.

Per la comunione dei santi, ogni nostro può essere una spinta per su­scitare nuove vocazioni, per aiutare le incerte, per sostenere quelle che si trovano in difficoltà. La nostra vita è legata a quella degli altri perché formiamo con Cristo un unico Corpo.

Facciamo un po' di esame di coscienza: sarà forse per la nostra poca genero­sità che il Signore esita a mandare qualche vocazione in più alla sua Chiesa? 

IL SANTO DEL SILENZIO  

Nel mese di marzo ci incontriamo con una figura di primo piano: S. Giuseppe, lo Sposo della Vergine Maria. Lo vogliamo ricordare e pregare in quanto è uno speciale Protettore della P.O.R.A.

Di lui le prime caratteristiche che colpiscono sono: il silenzio, l'obbedienza, l'umiltà, non disgiunte dalla fede, con la quale egli riceve e accetta l'avvertimento dell'angelo nel sogno. I dubbi cessano. Tutto il groviglio di sentimenti, che dovevano averlo invaso per lo stato della Sposa, cessa.: crede. Crede alle parole che vengono dal Cielo, non mette limiti alla potenza di Dio.

Unirà la sua offerta a quella della Madonna, il suo sacrificio a quello della Vergine, farà scudo del suo nome alla Madre e al Bambino, perché nell'ombra e nel silenzio si compia il grande mistero della nascita del Figlio dell'Altis­simo, dell'Atteso, del Redentore.

Uomo di fede, uomo giusto, uomo di parola.

Finiti i dubbi, accettata la volontà di Dio, non si ritrae più. Fa la sua parte: coopera con la rinuncia, il lavoro, i disagi e le peripezie inerenti accettazione, a far sì che il piano di Dio si realizzi e tutti gli uomini possano tornare a godere dell'amicizia con il Padre.

Noi dobbiamo voler bene a S. Giuseppe, perché anch'egli ha avuto un ruolo importante nell'economia della Redenzione: il ruolo assegnatogli dal Padre, indubbiamente, ma non disgiunto dal merito di aver creduto, di aver accettato, di aver obbedito sempre, e sempre di aver fatto del suo meglio.

Quanto sacrificio nascosto nella vita di S. Giuseppe umile e silenzioso! Non potremo mai valutare quanto, anche lui, come la Madonna, abbia cooperato ad affrettare i tempi della Redenzione.

Alla base della nostra salvezza troviamo solamente: silenzio, umiltà e obbedienza.

Credere oggi di poter salvare il mondo con mezzi diversi è stoltezza. Del resto l'esempio lo abbiamo avuto dai nostri progenitori. 

 LA GIOIA DELLA RISURREZIONE 

Cinguettio di uccelli, finestre spalancate, sole dorato che riveste ogni cosa di colore, nuvoloni scuri che si sfaldano sotto la fermezza dell'arietta primaverile.
E' l'immagine della Resurrezione. Ogni anima di buona volontà esce dalla Pasqua di Risurrezione, come esce la natura dal lungo inverno, che pure porta nascosto in sé  il fermento del risveglio. Dalla gelida e dolorosa passione del Signore, apparentemente senza barlume di luce, che ci ha fatto sentire tutto il peso dei peccato del mondo, tutto il buio del groviglio del nostro animo, che ci ha accasciati sotto la nostra personale responsabilità dei dolori del Cristo, ecco il terzo giorno, il predetto, l'atteso terzo giorno, che ha cambiato il buio in luce, il dolore in gioia. Ecco gli Angeli bianco vestiti, ecco la pietra rotolata, simbolo della potenza e della forza della Resurrezione, ecco l'umiliazione trasformata in Gloria.
Ogni cristiano si sente rinato. La vittoria del Cristo è la sua vittoria. Egli è figlio di quel Padre che risuscita, fratello di quel Cristo che è risorto per rimanere sempre con noi, per camminare al nostro fianco per le vie del mondo.
Il cristiano si sente forte, non importano le apparenze, anche il Cristo in apparenza è stato il vinto ma fu invece il Vittorioso: sa di camminare a fianco di Colui che è la potenza.
Ci sono i nuvoloni come nel cielo di primavera, ma se noi saremo fedeli e avremo fermezza, si sfalderanno come si sfaldano i nuvoloni sotto la fermezza del venticello primaverile.
Spalanchiamo le finestre: Cristo é realmente risorto ed ha vinto la morte e la forza che vincerà il mondo sarà la nostra fede. 

SUL SEMINARIO 

Nel Seminario si educa l'Apostolo. Non è forse un mistero, il fatto che, nonostante i peccati degli uomini, il Signore dispensi ancora ad alcuni privilegiati, la grazia della Vocazione, per diventare, con Lui, i Salvatori degli uomini?
Che ci siano dei giovani che si preparano seriamente a diventare Preti, è certamente un segno dell'infinita misericordia di Dio. Diventare Preti, non per sé, ma per gli altri, come il pastore è per le pecore.
Il Seminario è il vivaio degli apostoli, cenacolo di santi, scuola di maestri, cuore ed altare della vita cristiana di una città o regione.
Chi pensa a queste realtà?
Ecco dunque un bel lavoro di sensibilizzazione che si deve compiere: far conoscere il Seminario, farlo apprezzare ed amare.
Ha bisogno di aiuto materiale? Sì, e molto. Ma soprattutto il Seminario ha bisogno del nostro cuore e della nostra preghiera.
I seminaristi non devono sentirsi soli. Dietro loro, a sostenerli, ci deve essere tutto il popolo cristiano. Devono essere tutti i fedeli a prepararsi i loro Preti.
 

(da alcuni articoli del periodico della P.O.R.A)

 

LE NOSTRE FONTI 

Mons. Valentino Vailati 

L’amore di Dio per noi 

Dio è anzitutto AMORE. Il suo grande lavoro è amare.

Come una mamma prepara con tanta delicatezza la culla del  bimbo che sta per dare alla luce ... così Dio che doveva essere padre e madre, preparò con amore la culla dell’uomo, l’universo e si compiacque di ornarlo e di arricchirlo di tutto ciò che poteva servire all’utilità, al bene, alla gioia della sua creatura. Anzi rese partecipe l’uomo della sua stessa vita, dandogli la Grazia e trattandolo come figlio...
Quando poi l’uomo ebbe peccato e la giustizia divina stava per intervenire... l’Amore si interpose...
Il Verbo prende un corpo umano, abita in mezzo a noi, ci manifesta i misteri della vita eterna, dona tutto il suo sangue e l’umanità colpevole, in questo bagno generoso, è totalmente purificata.
 

L’Amore di Dio per noi ha un altro abisso: la Chiesa e il Sacerdozio. 

Gesù morendo sul Calvario non aveva del tutto compiuto il suo disegno. Lasciava nel mondo la Chiesa a continuare la sua missione di Via, Verità e Vita: e nella Chiesa i Sacerdoti come ministri della sua redenzione.
Così si dice che la Chiesa è il Corpo Mistico di Gesù, i fedeli sono le sue membra, il sacerdozio è il suo Cuore. Secondo il piano divino il Sacerdozio è un organo di vita così necessario, così indispensabile, come il cuore è per il corpo umano.
Senza il suo Capo, Gesù, senza l’anima sua, lo Spirito Santo, la Chiesa non esisterebbe, e senza il suo cuore, il Sacerdozio, che la riscalda e vivifica, essa sarebbe morta.
 

L’Assunzione di Maria Vergine e il Sacerdote 

... E’ stato detto che Dio ha fatto due grandi cose: Maria e il Sacerdote. Tra la vita mortale di
Maria e quella del sacerdote esistono due grandi analogie.
Perché Maria? Per dare Gesù al mondo.
Perché il Sacerdote? Ancora per dare Gesù Cristo al mondo.
Come Maria, il Sacerdote è il cooperatore del Padre nell’opera dell’Incarnazione; come Maria eglisull’altare fa scendere il Verbo Incarnato.
Come Lei, il Sacerdote è il collaboratore dello Spirito Santo nell’opera della santificazione delle anime.
... E che cosa insegna il sacerdote in omaggio a Maria Assunta?
Insegna a pensare al cielo, a salvare l’anima, a tenere sottomesso il nostro corpo alla legge del Signore se lo si vuole rendere partecipe della felicità del Paradiso.
Il Sacerdote insegna ad invocare devotamente Maria affinché noi tutti possiamo avere un giorno la nostra “assunzione”: la Madonna in Cielo ci attende.
 


Il Sacerdote guida per raggiungere il Cielo
 

 La via che conduce al Padre 

Spesso si sente dire che il Sacerdote è un mistero.
Lo è certamente, non solo per l’Ordine Sacro che ha ricevuto, ma per l’intera sua missione di essere con Gesù “la via che conduce al Padre”. In ciò propriamente sta la sua grandezza, il suo tormento, la sua incomprensione da parte del mondo.
Sotto questo aspetto si direbbe che il prete è un isolato, come si può dire di una strada che  è calpestata da tutti, in tutti i sensi, mentre essa rimane sempre al servizio di chiunque voglia servirsi di essa per raggiungere una meta.

E’ già faticoso il cammino della gente verso i suoi destini eterni, pensate quanto maggiormente faticoso debba essere per il Sacerdote il peso di tutta questa gente in cammino.  Chi trova la strada troppo lunga, sassosa, impervia; chi si lamenta che il sole la rende insopportabile, snervante; e poi in certe circostanze, c’è la polvere, ci può essere il fango. Di quanta comprensione ha bisogno il Sacerdote! Mi pare evidente che la fede di un cristiano si misuri esattamente dalla devozione verso il Sacerdozio, ma verso il Sacerdozio (dono perfettissimo di Dio)incarnato in deboli e imperfette creature.
E allora:  
O Signore, fa’ che apprezziamo questa VIA che ci hai dato per arrivare a Te,
rendila la VIA di tutti  per la salvezza di tutti.
Donaci una grande unione con i nostri Sacerdoti
.
 

(da Pensieri per la meditazione - periodico P.O.R.A.)

 

PER MEDITARE

Suor Ada TASCHERA: un carisma per il nostro tempo

di Mons. Guido Marini

(Casa Madre della P.O.R.A. – Mercoledì 28-09-2005)

Una pagina del Vangelo come paradigma

 L’apparizione a Maria di Magdala (Gv 20, 11-18)
Il percorso spirituale di una donna che cerca con onestà senza riconoscere la presenza del Signore. Dopo averlo riconosciuto è raggiunta dalla parola che la manda, affidandole una missione sconvolgente (“apostola degli apostoli”).
La novità di Dio entra nella sua vita e attraverso di lei nella vita della Chiesa.
Vi ritroviamo non solo il percorso interiore di Sr. Ada, ma anche l’affidamento a lei di una missione innovativa.
Il Signore non ha avuto paura di affidare a questa donna un compito nuovo per il tempo in cui si collocava: proprio come per la Maddalena. E come la Maddalena Sr. Ada ha avuto coraggio, fidandosi della parola del Signore.
Nel carisma di fondazione troviamo, dunque:
da una parte la novità di Dio
dall’altra una grande fede che si abbandona
Sono due aspetti che rientrano nel carisma di fondazione e che devono accompagnare in ogni tempo il cammino delle Suore della P.O.R.A.

 La novità di Dio

L’incontro con don Vailati nel confessionale della parrocchia di Pietrabissara:

Al pomeriggio, quando ritornai in Chiesa per il Vespro, il Parroco lesse una preghiera: era la preghiera di S. Pio X che ora noi facciamo tutti i giorni per la santificazione del Clero. Quel giorno di tutta la preghiera non mi colpi che una frase "confessiamo di esserci resi indegni di avere santi Sacerdoti…”.
Quando ritornai al confessionale dopo otto giorni il confessore mi disse: “Perché lei non fonda un ordine di suore?” – “ Io? Ma neanche per sogno…Per carità, mi son sempre trovata male con le donne e non posso vedere le suore... Ma poi io nel sogno non ero vestita da suora... ero vestita cosi, come sono ora”. – “Ma non c'è bisogno, rimanendo così, in borghese, com’è vestita ora, per aiutare i Sacerdoti!” Ora, sembrerà strano, ma io non ricordo proprio bene il seguito. 

In seguito mi raccontò che la stessa sera in cui gli avevo detto del sogno, mentre era inginocchiato in camera a pregare aveva avuto come una visione: aveva visto un gruppo di signorine in borghese che si davano dattorno a lavorare per i Sacerdoti.

E ripeteva spesso: "Io posso dire di aver visto questo” .

 A questo bisogna aggiungere quanto Sr. Ada scrive circa le basi essenziali dell’Opera:

- “ci siamo resi indegni di avere santi Sacerdoti” (conseguente necessità di preghiera, immolazione   e  sacrificio per la comunione dei santi) “figli prediletti della Madonna” (come i continuatori dell’opera di salvezza del Figlio),

- “dedizione per loro e sostegno per tutti” (amore senza volto), “senza considerazione di pregi e meriti di persona” (il solo valore assoluto: la consacrazione),

- profondo spirito di fede nei loro riguardi, per andare al di là di ogni fragilità umana

 Inoltre è interessante passare in rassegna le opere della PORA:

         -gli inizi con mons. Recano e mons. Zuccarino

         -la preghiera per i sacerdoti

         -la cura dei seminaristi con il rammendo e il

         -lavaggio della biancheria

         -la cura dei bisogni materiali dei sacerdoti, dopo

         -i problemi della guerra

         -l’ora di adorazione per il clero del primo sabato del

         mese in Santa Marta e l’adorazione del giovedì in via

         Curtatone

         -La Spezia: casa di accoglienza per i sacerdoti, come la

          casa della Madonna, la casa di Gesù

         -Perletto: la casa estiva per seminaristi e per sacerdoti

         -Il Convitto ecclesiastico

         -Il Seminario del Righi

         -Le Amiche e le Oblate: vicine alla PORA nell’aiuto ai

          sacerdoti secondo lo spirito dell’Istituto

         -Chiavari: casa vocazionale

 Vale la pena anche ricordare la dolorosa esperienza di Sr. Ada in una parrocchia di Genova, per il pericolo corso da un sacerdote con una donna: La Madonna mi aveva voluto far toccare con mano i pericoli che corrono i preti anche in sacrestia e per salvarli ci voleva preghiera e sofferenza, sofferenza e preghiera”
Passando in rassegna le opere di Sr. Ada cogliamo forse il cuore del carisma, quella novità di cui si parlava: l’aiuto ai sacerdoti rivolto non a un aspetto particolare della loro vita, ma a tutto l’insieme della loro vita, considerando nel discernimento la voce di Dio che chiama di volta in volta a un particolare servizio a seconda delle esigenze dei tempi.
Questo vale anche oggi: questa novità va custodita, nel ricordo di ciò che è stato, ma anche nello sguardo attento a ciò che è e a ciò che sarà, nella vita della Chiesa e del sacerdote.
Allora le grandi domande: come oggi aiutare il sacerdote? come ancora vivere la novità di Sr. Ada? non ci è chiesto di rimanere come allora, ma senza dimenticare far rimanere vivo il carisma di allora vivendolo nel tempo presente e secondo le esigenze dell’oggi.
In questo senso l’anniversario può aiutare proprio in questo.
Con il motto scelto da Sr. Ada: la generosità”. In risposta alla domanda del Card. Siri.
La sfida: “Per mio conto le vocazioni vengono, salvo eccezioni come la mia, dal confessionale e dovrebbero essere i preti i primi ad apprezzare lo scopo e il fine della nostra Opera, invece l’apprezzano solo quando si riducono ad averne bisogno” (Sr. Ada)
Con la fede di Sr. Ada!

 Una fede che si abbandona

"Per chiarezza l'incidente era stato questo: il parroco, che il Signore l'abbia in gloria, doveva essere un avanguardista e una domenica mattina che mi ero recata alla Messa con la nonna, così senza preavviso, senza dirmi niente, mi ha chiamata al lato sinistro dell'altare e mi ha fatto leggere in pubblico: penso ora che fosse l'Epistola.
Presa alla sprovvista, timida, poco, anzi niente amante della pubblicità, ho obbedito ma ho tanto sofferto e soprattutto forse mi sono sentita così sopraffatta che siamo tornate a casa io e la nonna: lei orgogliosa di me ed io ben decisa a non andare più in Chiesa.
In seguito tanté sentivo il rimorso, il desiderio di riavvicinarmi, ma, ogni volta che mi presentavo in Chiesa il parroco dal pulpito gridava:  “Queste ragazze che studiano chissà che cosa credono di essere " e poiché, in un paese, allora di ragazze che studiavano ce n'erano poche, capivo subito l'antifona e ho finito per allontanarmi definitivamente.
Immaginare quello che puó essere accaduto di me é facile: di tutto; ma poiché un confessore mi ha proibito di ritornare sul mio passato, e neppure in punto di morte, ho sempre obbedito e in questa obbedienza non mi sono fermata a piangere sul latte versato ma mi sono incamminata verso la salita. Certo non é stato facile: ho conosciuto le vittorie e le sconfitte e la prima cosa che ho imparata é stata l'umiltà. Ho imparato a non sentirmi mai sicura di me stessa perché quando credevo di stare in piedi era allora che cadevo. Ho imparato di conseguenza a pregare molto e a mettermi sempre vicina al Signore, a rivolgermi alla Madonna e a mettermi sotto la sua protezione, poiché era stata la prima a porgermi la mano".

- La fede vissuta nell’ascolto obbediente di Dio che le parla

"E una notte feci un sogno: ero a Firenze, dove avevo studiato tanti anni prima, e andavo per via Tornabuoni cantando una canzone allora in voga “dorme Firenze sotto il chiaro della luna…” e cantando, raggiunsi Piazza S.Maria Novella. Alzai lo sguardo al campanile. L'orologio segnava le undici e trenta, mancava ancora mezz'ora a mezzogiorno, pensai: “E’ tardi, ma ancora in tempo”. (Le dodici non erano ancora scoccate).
Al mattino, pensando a quel sogno dissi al Signore: "Pur di raggiungere quella felicità che Tu mi hai fatto intravedere accetto qualunque cosa!".  E ricordo ancora oggi il punto preciso dove ero. Ed era una accettazione e una promessa fatta al buio".

- La fede vissuta nell’accoglienza del disegno di Dio attraverso le vicende della vita

Tutto nella vita di Sr. Ada si è realizzato così

- La fede vissuta nell’obbedienza cordiale alla Chiesa e ai suoi ministri.

don Vailati, mons. Recagno, il Card. Siri.

- La fede vissuta nella preghiera incessante

"A Natale venne il Cardinale al Convitto. Lo guardai addolorata e timorosa perché, per me, era finito anche lui sull’ABC. Ma senza che parlassi mi disse: “Coraggio, superiora, vedrà che qualche cosa salterà fuori!”.  Ma intanto nell’estate dopo, mentre ero a Cividale ed eravamo andati in Parrocchia e Monsignore vi aveva celebrato la S.Messa, mentre uscivo mi fermai davanti alla Madonna (era un quadro piccolo che rappresentava la Maternità di Maria: la Madonna che allatta il Bambino): “Vergine Santa, Tu vedi… Come posso io portare a termine tutte queste cose? Tenere testa a tutti?”. – “Ti aiuterò io a sbrogliare tutte queste cose”. 
Era la risposta della Madonna, immediata, semplice, chiarificatrice. Lei stessa testimoniava che era un imbroglio.
Si penserà che mi sia sprofondata in preghiera e ringraziamenti. No, a me bastava così, perché io sono sempre in preghiera".
Trascorreva la maggioranza del suo tempo nella portineria del Convitto: riceveva le persone, rispondeva al telefono ecc. , ma era piuttosto taciturna e assorta. La corona del Rosario era sempre tra le sue mani e sgranava molti Rosari per tutti: per le suore, i Sacerdoti, le vocazioni ecc.
Si era prefissato una specie di programma in questa sua preghiera e sull’agenda della scrivania (in alto, sul margine) notava a che punto era arrivata nella recita dei suoi rosari per non dimenticare nessuno.

- La fede vissuta nell’irremovibilità per portare a termine quanto indicato da Dio, anche se ostacolato da fattori umani.

"Intanto feci un altro sogno. Sognai di essere su una scalinata, sembrava la scalinata di una chiesa, come fosse stata quella di S.Lorenzo. Camminavo a braccetto di una persona. Era un uomo perché, mentre camminavo pensierosa e a capo chino, ne vedevo le scarpe e il fondo dei pantaloni. Io ero su un gradino più alto e lui su un gradino più in basso. Ad un tratto questi si fermò in mezzo alla gradinata e con gesto largo mi presentò alla folla sulla piazza: "Ecco la mia fidanzata!".
Mi fermai anch'io e pensai: “ma chi è costui che proclama che io sono la sua fidanzata quando, in questo momento, non c'è nessun uomo nel mondo che possa dire che sono la sua fidanzata? E alzai il capo per vederne il viso perché era più alto di me. Il viso era coperto dal lembo del mantello nero che lo avvolgeva. Era senza volto. Ero la fidanzata di un uomo, ma di un uomo senza volto. Il mio amore era un amore senza volto.
Tentai di raccontare il sogno a Don Recagno, ma questi tagliò subito corto dicendomi che a lui non interessavano i sogni.
Dopo sei mesi chiesi di parlare a Don Recagno fuori confessionale e dissi dell'idea dell'Opera. Salvati cielo! Si dimostrò decisamente contrario e mi propose altre Opere dove potevo entrare se lo volevo.
Io lo guardavo tranquilla senza scompormi: non ero tipo da retrocedere. Il mio pensiero chiaro era questo: se il Signore la voleva l’Opera,  nessuno avrebbe potuto opporvisi".
Ancora oggi è questa fede a tutta prova il segreto del carisma della P.O.R.A. La vicenda di Sr. Ada e dell’Opera è tutta guidata da Dio e deve essere così ancora oggi. E’ facile il ripiegamento, preferire le sicurezze raggiunte all’avventura del nuovo e del non sperimentato. Eppure il navigare in mare aperto con la sola sicurezza dell0’amore di Dio che conduce la navigazione non può che essere il tratto tipico della P.O.R.A. Proprio come la Maddalena che ha lasciato presso la tomba ogni timore ed è andata senza indugio, fidandosi della parola di Dio.

 

TESTIMONIANZE

Dal Seminario di Sarzana

Mi chiamo Filippo e sono alunno del seminario diocesano di La SpeziaSarzana – Bugnato, al quinto anno di teologia e quest’anno ho ricevuto il ministero dell’accolitato insieme al mio compagno di seminario Pietro Cattaneo, per mezzo del nostro vescovo Bassano Staffieri.

L’essere arrivato fin qui e l’avere alle spalle più di quattro anni di seminario suscita in me molti pensieri che sicuramente non riuscirò a comunicare in questo articolo, pertanto ne scriverò solo alcuni. Innanzi tutto devo riconoscere che questi anni di seminario mi sono volati in un baleno.Io non ho mai desiderato che gli anni di seminario finissero presto, ma ho sempre cercato di viverli, anno dopo anno, senza fretta, sapendo che sono anni preziosi che non ritornano più.

Sinceramente parlando, ciò che mi ha spinto ad entrare in seminario e andare avanti nel cammino verso il sacerdozio, è stato il desiderio di compiere la volontà di Dio, persuaso che Lui vuole il meglio per me. Questa convinzione è stata per me fondamentale per un sincero cammino vocazionale. Prima di intuire questa strada, ricordo che nella preghiera chiedevo a Dio che mi rivelasse la sua volontà e sentivo dentro di me un atteggiamento di abbandono a Lui, certo che mi avrebbe ascoltato.

Ricordo quel periodo come un tempo di grazia, in cui il mio parroco don Giorgio Rebecchi, i miei amici della parrocchia e i miei amici di C.L di Parma, mi hanno realmente aiutato nel mio cammino di fede. Grazie a loro il Signore mi ha fatto sperimentare che cosa sia la Chiesa, realtà umana e divina nella quale è possibile l’incontro pieno tra Cristo e l’uomo.

Tralascio alcune esperienze personali, che mi hanno portato a mettermi in cammino verso il sacerdozio: serbo tali esperienze dentro di me con riservatezza; dico solo che in quel periodo avevo sul seminario e sulla vocazione sacerdotale un’idea sbagliata. Ovviamente, essendo una realtà che non conoscevo, era facile per me idealizzare il seminario e il cammino vocazionale ma, per fortuna, il Signore non agisce secondo le nostre idee.

E’ stato importante prima di entrare in seminario la scoperta della bellezza dell’essere cristiano: per me presupposto indispensabile per fare la volontà di Dio.

Ciò che mi sento di aver compreso fino ad oggi è che la vocazione non è una chiamata statica e puntuale: Dio non ci chiama solo e soltanto in un determinato momento, ma la sua è una chiamata prima di tutto alla “Vita”, che comincia prima ancora del concepimento nel seno materno e successivamente diventa chiamata particolare e singolare, che completa e realizza la nostra chiamata originale alla Vita. Ciascuno di noi non era, ma per Sua volontà Lui ci ha chiamato “all’essere”.

Sento forte dentro di me l’importanza della “fedeltà” alla volontà di Dio; non basta aver risposto un “si” alla Sua chiamata una volta per tutte: bisogna che questo “si” si rinnovi ogni giorno dentro una relazione autentica con Dio. Con ciò non voglio dire di essere arrivato, anzi sono ben lungi da questa meta, però avverto che il Signore in questi anni mi ha voluto far comprendere anche attraverso miei errori questa grande verità.

Come ho già scritto, gli anni di seminario sono stati per me anni preziosi, non solo come discernimento vocazionale, ma anche come momento di formazione umana (spirituale e intellettuale) e ciò è avvenuto non senza difficoltà interiori ed esteriori. Il seminario mi ha aiutato a conoscere meglio me stesso e questo per me è si è rivelato molto importante per una formazione umana matura. Questa comprensione di se stessi, anche se a volte può far male, giova allo spirito, perché ci fa crescere in umiltà.

Molte volte ho avuto l’impressione che il Signore mi volesse fare toccare con mano i miei limiti e le mie debolezze, per farmi capire che non vuole che io conti su me stesso, sulle mie capacità, ma solo su di Lui, che tutto può per chi spera nel Suo nome.

Il Signore mi ha fatto sperimentare i miei limiti e i miei difetti, ma anche le mie potenzialità che non sono certo merito mio e tuttavia sento che se tale conoscenza fosse fine a se stessa e  non fosse motivo di abbandono a Lui, sarebbe tutto inutile.

Per quanto mi riguarda, se dovessi confidare sulle mie capacità, mi sentirei non adeguato per il ministero sacerdotale; a tale riguardo mi vengono in mente le parole di S. Giovanni Calabria, quando una notte, sognando don Bosco, gli disse che si sentiva “zero e miseria” e don Bosco rispose : “ottime premesse”. Come vorrei dire anch’io quelle parole di S. Giovanni Calabria con la sua stessa intensità e avere lo stesso abbandono che ha avuto lui!

Ora che non sono più tanto lontano dalla meta, ringrazio il Signore per tutto quello che ha operato nella mia vita, sento di avere ancora molto da imparare e da cambiare e affido a Maria il mio cammino e quello dei miei amici di seminario.

Il Signore chiama ciascun uomo ad una relazione intima con Lui ed è per questo che il prete deve essere uomo di relazione con Dio e con gli uomini; ritengo che sia importante per il mio cammino coltivare un’amicizia autentica con i miei compagni di seminario per l’esercizio del ministero. Vedo purtroppo intorno a me, nella cultura di oggi e a volte anche nel clero stesso, l’insidia e il pericolo di concepire il prete come “uomo solo”, come se il Signore chiamasse l’uomo alla solitudine.

Come è possibile che Dio, che nella sua essenza è COMUNIONE D’AMORE, è COMPAGNIA DI TRE PERSONE, possa chiamare l’uomo alla solitudine ? Ciò è assurdo!

Non sarà invece che il Signore strappa via l’uomo dal pericolo mortale della solitudine per chiamarlo a una vita di comunione con Lui?

Io so che il Signore mi chiama a questo, e ciò suscita in me uno stupore di fronte al mistero della Chiesa, e il desiderio di vivere il sacerdozio proprio in questa consapevolezza. 

Ringrazio le suore della P.O.R.A. per avermi dato la possibilità di scrivere questo articolo; esse, oltre a pregare molto per la realtà del seminario, offrono un grande servizio al clero di Spezia. Dio le benedica e le sostenga sempre nella loro vocazione.

Le ricordo con profondo affetto anche a nome di tutta la comunità del seminario.

 Filippo Santini.
 

TESTIMONIANZE

Dal Seminario di Genova

L’ANNO DEL MIO DIACONATO

“Ecco io vengo o Dio per fare la tua volontà” (Eb 10,7)

Su invito di suor Paola, che ho recentemente incontrata ad una riunione zonale di animatori vocazionali parrocchiali, mi accingo a scrivere qualche pensiero riguardo all’esperienza di vita di quest’anno in cui  ho ricevuto il dono grande del Sacramento dell’Ordine nel grado del diaconato.

Che cosa dire? Soffermarsi a riflettere significa ritrovare i motivi per ringraziare Dio e il ringraziamento dilata il cuore alla gioia, alla meraviglia:veramente il Signore ha operato grandi cose nella mia vita chiamandomi alla sua sequela.
Permettete, però, che mi presenti. Sono don Gerolamo Anselmo chiamato familiarmente don Mimmo e sono un seminarista in cammino verso il presbiterato.
Il tempo liturgico dell’Avvento che ci ha preparato al Natale, si addice bene a questa fase della mia vita. E’ tempo di attesa del Signore che ci invita a ricordare la Sua prima venuta,ad accoglierlo oggi nella quotidianità perché viene, e ad attenderlo perché verrà alla fine dei tempi.
Davvero possiamo dire che il tempo è riempito dalla presenza di Dio. Un Dio che ama senza misura ogni uomo,ama e perciò chiama.
Quale gioia più grande di questa potrebbe riempire il nostro cuore? Dio, proprio Dio, ci ama e ci chiama dall’eternità.
Leggiamo nella Sacra Scrittura:”Prima di formarti nel grembo materno ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni”(Ger 1,5).
La vocazione, ogni vocazione è risposta; è il sì dell’uomo al suo Dio.E la risposta nasce dall’ascolto della Parola di Dio, Parola che si è fatta carne in Gesù di Nazareth.
Leggiamo nella lettera agli Ebrei:”Entrando nel mondo Cristo dice: tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: ecco io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare o Dio, la tua volontà” (Eb 10,5-7).
Quello di Cristo è il vero Eccomi!. E’ Lui, il Signore Gesù che dobbiamo contemplare e imitare. E’ Lui che io chiamato al sacerdozio devo contemplare e imitare per abbandonarmi alla volontà di Dio.
Ho voluto condividere con voi questi sentimenti perché provo una gratitudine immensa al Signore , che mi ha chiamato attraverso la Chiesa a stare con Lui e a condividere la Sua passione apostolica. Si tratta di sentimenti che sto vivendo con particolare intensità in questo tempo della mia vita.

“ Ne costituì dodici che stessero con Lui, e anche per mandarli a predicare” (Mc 3,14-15)

Dall’esperienza che sto vivendo posso constatare che ci sono tanti segni di grazia nelle nostre comunità cristiane, testimonianze autentiche di giovani, famiglie, anziani che vivono con gioia la loro fede, altri che sono in ricerca.
C’è sete di Dio, anche se l’uomo non lo sa!
Credo che il ministero da presbitero debba cogliere i semi che il Signore sparge abbondantemente nella Sua messe, per aiutarli a giungere a maturazione attraverso l’annuncio della Parola e i Sacramenti.Desidero questo con tutto il cuore nella mia vita, e quest’anno ho comincito a farne esperienza attraverso alcuni primi impegni pastorali, come quello molto bello nella comunità della Sacra Famiglia e S. Giorgio in Sestri.
Ora il cammino prosegue verso il sacerdozio, chiedo al Signore la grazia di essere strumento adatto nelle sue mani. La Vergine Maria Madre dell’unico ed eterno Sacerdote custodisca con materno amore questi mesi di preparazione.

Don Mimmo

I Seminaristi a scuola di Economia Domestica 

Non molti giorni fa, durante la riunione di un gruppo di preghiera in seminario, io ed altri due miei compagni, siamo stati fermati da una signora che ci ha chiesto: “Ma a voi seminaristi, vi insegnano a farvi da mangiare, a lavarvi e stirarvi i vestiti e a tenere in ordine la casa?”.
Nel rispondere a questo domanda, per nulla scontata, ho potuto riportare alla mente il ricordo di una bella giornata di luglio passata con il seminario e le suore della PORA a Perletto.

È consuetudine, infatti, che durante l’estate i seminaristi si ritrovino per passare una settimana a riordinare il seminario e per approfondire alcuni temi o attività utili per chi si sta preparando, con l’aiuto di Dio, alla vita sacerdotale.
Un tema affrontato quest’estate è stato, appunto, “l’economia domestica” e a guidarci in questo “mondo”, per alcuni di noi quasi sconosciuto, sono state proprio le suore della PORA che ci hanno accolto nella loro splendida casa di Perletto.
Arrivati a Perletto, in tarda mattinata e dopo aver visitato un po’ il luogo, ci siamo ritrovato tutti per la celebrazione eucaristica e a seguire per il pranzo.
Dopo un buon pranzo “in famiglia” abbiamo avuto la possibilità di ascoltare dalla voce di Suor Giuseppina, di Suor Paola e di Suor Sandra la storia della loro Congregazione e soprattutto la storia della loro vocazione di consacrazione a Dio e al servizio dei sacerdoti in difficoltà, accompagnate e sorrette sempre da una intensa preghiera, specialmente  per le vocazioni.
Terminato questo momento è iniziata la fase vera e propria di “formazione” suddivisa in quattro parti:

  • scuola di cucito;
  • modalità di fare la spesa, conservare i cibi e cucinarli;
  • come “fare una lavatrice”;
  • tecniche di stiratura.

Divisi in altrettanti gruppi, ognuno di noi si è cimentato in ognuna di queste “arti”, con risultati più o meno soddisfacenti (soprattutto per quanto riguarda la stiratura di alcune camicie che hanno rischiato di fare una brutta fine!).
Forse, in un primo momento, si potrebbe pensare che tutte queste piccole cose non debbano rientrare nella formazione dei seminaristi, ma se si guarda un attimo alla vita dei sacerdoti ci si rende conto della loro utilità, e come queste attività casalinghe siano alla base di un modo di vivere ordinato, che può facilitare o almeno sostenere tutte le altre attività che un prete è chiamato ad operare.
Ritornando alla domanda di quella signora di cui ho accennato all’inizio, ammetto di aver visto in lei un’aria meravigliata quando le ho raccontato di questa iniziativa del Seminario, che seppur di un giorno solo, ha lasciato un po’ in ognuno di noi seminaristi il messaggio di non trascurare tutte quelle piccole faccende domestiche per vivere in modo ordinato e salutare.

Concludendo questo semplice resoconto di un “bella giornata” non mi resta che salutare, a nome di tutti i seminaristi, le Suore della PORA che ci hanno accolto nella loro casa, ci hanno introdotto nell’arte dell’economia domestica e che soprattutto ci accompagnano sempre con la loro preghiera e la loro amicizia. 

Stefano Bisio II Teologia

CONVEGNO   ANNUALE  dei DIACONI   nel CASTELLO   di PERLETTO (CN)

Ospiti  dell' Opera " REGINA  APOSTOLORUM " 

Da più di tre anni  i Diaconi della Diocesi di Acqui nel mese di agosto si ritrovano nel Castello di Perletto (CN) per il conve­gno annuale  di aggiornamento culturale e pastorale e per una pausa di spiritualità.
Il soggiorno è ideale  per un incontro familiare tra coloro che già esercitano  il ministero  di servizio  proprio dei Diaconi e coloro  che desiderano verificare  la propria identità col pri­mo grado  del sacramento dell'Ordine.
L'opera "REGINA  APOSTOLORUM"  ha la caratteristica  di operare sempre  nel silenzio  evitando  ogni forma di reclamizzazione ; nella società attuale rischia di non essere sufficientemente conosciuta.
Il clima collinare  senza forti sbalzi di temperatura , il verde delle Langhe  con una campagna  accuratamente coltivata  a vigneti  e noccioleti, il fresco del mattino  e della sera  rendono gradevole la dimora.
I Diaconi creano  un'atmosfera  affabile  e gioiosa.
La presenza  di autorevoli  e competenti relatori  arricchisce il convegno, guidando  i partecipanti  ad un alto livello  culturale e spirituale.
Laccoglienza premurosa, il vitto preparato con attenzione, l'alloggio dignitoso concorrono a far trascorrere anche un breve periodo di riposo.
Riteniamo  provvidenziale  la presenza di  quest’Opera  nella valle Bormida al confine  tra le due fiorenti  Diocesi di Acqui e Alba. Ci auguriamo  che resti  a testimoniare  la sollecitudine dei fondatori appartenti alla gloriosa Arcidiocesi di  Genova.
Tra le persone che hanno reso onore e prestigio  alla casa "CASTELLO di PERLETTO"  ed all'Opera "Regina Apostolorum"   ricordiamo il
Card. Giuseppe Siri  ed il Prof. Luigi Bogliolo (oriundo di Perletto). Hanno arricchito l'Opera  con la  erudizione  e sapienza loro propria.
Durante i mesi estivi  il Castello  diviene  unoasi di spiritualità molto apprezzata. Gli esercizi spirituali  per i Sacerdoti , le giornate  di aggiornamento  guidate  da esperti conosciuti  e rinomati in tutta l'alta Italia, la settimana per i giovani costituiscono un nutrito calendario  di iniziative  volto alla  formazione ed all’approfondimento  della vita spirituale. 
I partecipanti  alle varie opportunità  offerte  dall’Opera Regina Apostolorum ed alle proposte  di riposo estivo con l'ascolto  di maestri  dotti e sapienti  esprimono  gratitudine  a chi, non senza sacrificio, realizza  tanti progetti  per la crescita nella fede e per la realizzazione  della vita cristiana. 

Don Teresio Gaino
 

PREGHIERA 

AL CUORE DI GESU’ 

Ai piedi della tua Croce, Gesù,

mi fermo, in silenzio,

in compagnia di tua Madre.

Guardo a Lei

per imparare a “stare”,

a fissarmi,

solo col Solo,

in quell’abisso di Amore e Dolore

che, paradossalmente,

convergono in te…

E, come col fiato sospeso,

mi accorgo Gesù,

che il mio cuore innamorato

ma, talvolta, dissipato,

trova unità e consistenza

in un Cuore ferito,

addirittura lacerato!

E’ il tuo Cuore, Signore,

spaccato per amore!

Cuore a cuore con te, Gesù,

sento la dolcezza, la forza

e lo stridore interiore

di donarmi come te e in te.

Avvinto e, ancora, accolto

dalla tua Misericordia

senza confini,

mi lascio andare in questo fuoco

che brucia le mia infedeltà

e riscalda le mie solitudini.

Cuore di Gesù,

in te io possa essere riflesso

della tua tenerezza e della tua amicizia!

In te

rendimi dono per i fratelli!

In te sia abbraccio che accoglie e consola!

In te sia Amore che sospinge all’offerta!

Cuore di Gesù,

infiamma il mio cuore di TE,

perché, piccolo piccolo,

apra i suoi confini

all’immensità dell’Amore. 

P.B. PORA 

----------------------------------------------------------------------------------- 

Con gioia abbiamo ricevuto il Decreto in cui il Cardinale Arcivescovo Tarcisio Bertone approva

 la Regola delle Oblate della Piccola Opera Regina Apostolorum.

Le Oblate sono, nella Piccola Opera, le Consacrate che vivono la stessa vocazione delle Suore della PORA nella secolarità.